"Il 12 Febbraio la prima missione interplanetaria (simulata) dell’uomo è giunta nell’orbita marziana e, nel giorno di San Valentino, dopo adeguata “vestizione”, l’equipaggio della missione denominata “Mars 500” ha messo finalmente (ma solo virtualmente) piede sul suolo del quarto pianeta del Sistema Solare. Quarto o…sesto pianeta? Si, perché i Sumeri contavano i pianeti a partire dall’ultimo , Plutone, giungendo sul Pianeta Rosso dopo aver sfiorato le orbite di Nettuno, Urano, Saturno, e Giove. Ma come facevano i Sumeri ad essere al corrente di corpi celesti che noi ( e chi ne sa più di noi, appartenenti alla “grande” civiltà occidentale?) abbiamo scoperto solo pochi secoli fa? E perché contare i pianeti a partire dall’ultimo?" Ma è evidente: se venissimo da fuori il Sistema Solare, incontreremmo per prima Plutone e poi gli altri pianeti che sarebbero così il secondo, terzo e così via. I Sumeri, allora, viaggiavano fra le stelle? Ovviamente no, in quanto è accertato storicamente che ciò non sia mai avvenuto. E’ invece possibile che le loro cronache relative a dettagliati viaggi interplanetari si riferissero a coloro che questi viaggi li facevano davvero e cioè gli Anunnaki, gli ormai famosi abitanti del pianeta Nibiru. Perché allora anche noi uomini dovremmo impegnarci in questa impresa titanica di andare sul Pianeta Rosso? Chi ha letto solo il titolo di Ossimoro Marte è convinto che si ipotizzi l’esistenza di marziani, mentre l’unica, vera ipotesi affacciata è che là potremmo trovare le rovine di insediamenti Anunnaki, veri avamposti dove alcune comunità di abitanti di Nibiru mantenevano attiva la cosiddetta “stazione di passaggio", un sito interplanetario che tanti anni fa fungeva da base di partenza per le missioni verso il lontano, decimo pianeta. Ma c’è di più: se la lettura di antiche tavolette sumere è corretta, ed ha buone possibilità di esserlo, non è escluso che su Marte, all’interno di una gigantesca “ziggurat” (nella Vallis Marineris) o sotto il Monte Olimpo, possano esserci ancora adesso degli enormi depositi in oro, quantificabili in migliaia di tonnellate. Qualcuno potrebbe essere tentato di non prendere sul serio simili notizie ritenendole frutto di fantasia, ma così non è. Ciò che ho qui riassunto in poche parole è accuratamente descritto su tante, antiche tavolette di argilla interpretate dal noto sumerologo Zecharia Sitchin. A chi insinuasse che Sitchin non era un bravo traduttore dal Sumero, rispondo che lo scrittore ebreo-russo-tedesco si rifaceva alle traduzioni di quello che è considerato il più importante esperto di scrittura cuneiforme: Samuel Noah Kramer. Su quelle tavolette è scritto chiaramente che l’oro veniva trasportato, con giganteschi carghi spaziali, sul “sesto pianeta” che fungeva da stazione intermedia. Chi ha letto i libri di Sitchin, sa anche che gli Anunnaki non erano degli avidi trafugatori di metalli preziosi, ma che necessitavano dell’oro, ridotto in polvere finissima, per curare un pericoloso strappo creatosi nell’atmosfera del loro pianeta (ne sappiamo qualcosa anche noi, con il buco nell’ozono). Casualmente quel prezioso metallo è, fra tutti, l’elemento più facilmente polverizzabile, oltre ad essere il più duttile e malleabile. Ma come facevano i Sumeri, al confine con la preistoria dell’uomo, ad avere simili conoscenze? A questo punto, penso che una risposta la possiate azzardare anche voi. |